Maledetti anni ’80

Lamù, quei programmi non ci sono più,
ti aspettavo guardando Goldrake,
uscivamo ma dopo le sei,
rientravamo con l’alba.

Io, che giocavo all’Amiga ma tu,
preparavi la vita che io,  
non conosco che questo, ora fai presto,
comincio a suonare.

Ti dirò, di quando la vita girava su nastro,
ti dirò, di quando l’amore suonava su nastro,
mentirò dicendo che si stava meglio così,
ora che ci sei tu qui.

TV, non dormivo se non c’eri tu,
maledetti anni ottanta che io,
se l’avessi saputo non sarei cresciuto,
non sarei caduto.

Tu, coi rullini le foto di noi,
giocavamo a pallone che io,
aspettavo l’estate, venirti a cercare, venirti a sentire.

Ti dirò, di quando la vita girava su nastro,
ti dirò, di quando l’amore suonava su nastro,
mentirò dicendo che si stava meglio così,
ora che ci sei tu qui,
ora che ci sei tu qui,
gli racconterò per CAM
farò un video su Whatsapp,
gli racconterò di te,
che mi chiamerai papà.

Ti dirò, di quando la vita girava su nastro,
ti dirò, di quando l’amore suonava su nastro,
mentirò dicendo che si stava meglio così,
ora che ci sei tu qui,





Con “Maledetti anni ’80” ho voluto rendere omaggio a tutta una serie di cose e persone che hanno in un modo o nell’altro segnato la mia vita.
Il brano comincia con il suono di un Mellotron, chiaro omaggio ai Beatles, gruppo preferito da mio padre, di cui parlo nel testo, e prosegue con tutta una serie di immagini che corrono nel tempo fino ad oggi.
Tutti i riferimenti testuali alla vita, alle abitudini e agli oggetti degli anni ’80 non sono affatto casuali!

 

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