Frutta

La frutta fa bene
quella sul mio tavolo, per esempio,
fa bene all’arte e alla fotografia,
dovessi dargli un nome, natura morta in casa mia.
(Come me, natura morta in casa mia.)
Uscire fa bene,
me lo dicevi sempre, per esempio,
ma ora non lo dici più, io sono io che non ti sento,
potessi darti un nome, anche se è tardi,
ti chiamerei, ma forse no.

E la fortuna gira, gira, gira, ma non si ferma qui.
E la mia vita gira, gira, gira, e io che cado giù
E non dire che non te l’avevo detto,
non l’ho mai capito che non era rotto,
E stasera non si torna indietro,
in cielo i fuochi d’artificio
e in terra noi facciamo il botto.

Parlare fa bene
quelle storie che mi raccontavi per esempio,
di uno che parlava, di uno che non l’ascoltava,
e io che non l’ho mai capito di che cosa mai parlava,
nella storia c’ero io e non lo sapevo o forse non sentivo
e chi parlava eri tu.

E la mia testa gira, gira gira, e non si ferma più.
E la mia vita gira, io giro intorno a te ma tu non ci sei più.
E non dire che non te l’avevo detto,
non l’ho mai capito che non era rotto,
E stasera non si torna indietro,
in cielo i fuochi d’artificio
e in terra noi facciamo il botto.

“Frutta” fa parte del progetto “A bassa fedeltà” ed è forse la canzone che considero più intensa e intima di tutto l’EP.

Non si ispira a nessun evento personale eppure è la più personale. Strano, eh?

In ogni caso la frutta fa bene e le rotture fanno male; questo è poco ma sicuro.

 

 

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